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Cesare Battisti: una questione politica e morale a tinte fosche

Cesare Battisti: una questione politica e morale a tinte fosche
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 14/01/2019

Alla fine è stato arrestato in Bolivia il terrorista rosso Cesare Battisti. Scrivo terrorista e non ex terrorista, perché il fatto che non faccia più parte dei PAC – la formazione di estrema sinistra il cui acronimi significa Proletari Armati per il Comunismo – non cancella affatto gli efferati delitti di cui costui si è macchiato nel corso della sua “carriera”.

Il suo curriculum terroristico ha al suo attivo quattro omicidi: quello del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, quello del gioielliere Pierluigi Torregiani e inoltre, l’omicidio del macellaio Lino Sabbadin, la cui “colpa” fu quella di essere un militante del Msi. La quarta vittima per mano dei PAC, l’agente della Digos Andrea Campagna, che fu ucciso il 19 Aprile 1978 a Milano.

Battisti fu accusato degli omicidi diretti di Santoro e Torreggiani, e indirettamente delle atre due vittime. Condannato  in contumacia a due ergastoli, riuscì a darsela a gambe e a rifugiarsi in Brasile – era il 2004 – poco prima della pronuncia della condanna definitiva. Si è sempre proclamato innocente, manco a dirlo.

Dopo una serie di fughe rocambolesche, compresa un’evasione dal carcere di Frosinone nel 1981, vere e proprie prese per i fondelli a vittime e familiari delle vittime – famose le sue interviste in cui si atteggiava a grande intellettuale – con tanto di sostegno da parte della sinistra francese che lo ha politicamente assolto e protetto ai tempi di Mitterand,  e una vita da latitante di lusso, tra Francia, Messico e Brasile, nazioni che come la Francia lo hanno sempre sostenuto, e le richieste di estradizione da parte dell’Italia, concessa dalla Francia nel 2004 e fallita per l’ennesima fuga, in Messico, di Battisti, si arriva all’epilogo: l’arresto in Bolivia. Si attende quindi, la sua estradizione sul territorio italiano. Il presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro, poco dopo la cattura di Battisti ha contattato il Ministro degli Interni Matteo Salvini, per avvertirlo del "regalo in arrivo".

Attenzione però: l'arresto di Battisti appare quantomeno bizzarro. Niente complottismi, per carità. Appare però quantomeno strano che un personaggio del genere, che per ben 37 anni ha dribblato ogni tipo di situazione per lui ad alto rischio, mostrandosi peraltro pubblicamente anche sui media possa esser stato arrestato "mentre passeggiava per le strade di Santa Cruz" dopo che un vicino di casa, riconoscendolo, avrebbe pensato bene di avvertire le forze dell’ordine facendo scattare le indagini che hanno portato all’arresto. Insomma, scopriamo che Cesare Battisti è stato arrestato come un pivellino qualsiasi.

Battisti ha potuto contare sul sostegno di politici e intellettuali, come per esempio Eduardo Suplicy (ex parlamentare di sinistra), o Magno de Carvalho (sindacalista), Carlos Lungarzo (scrittore e autore di un libro su di lui), Silvana Barolo (sociologa), Luis Roberto Barroso (ex legale di Battisti e ora giudice del Supremo Tribunal Federal, ovvero la massima autorità giudiziaria del Brasile).

A pensar male si fa peccato, ma... Possibile che Cesare Battisti, a sostegno del quale si sono scomodati personaggi non di poco conto sullo scacchiere della politica e della cultura internazionale, tanto da contrastarne l'estradizione in Italia, possa davvero esser stato tanto scemo da farsi trarre in arresto mentre passeggiava? Non bisogna dimenticare, oltretutto, che il terrorista è stato arrestato in Bolivia, il cui presidente è Evo Morales che non è un uomo politicamente pendente a destra quanto a sinistra.

Ma come: si è mobilitato mezzo mondo della sinistra per permettere a Battisti di sfangare il pericolo dell’estradizione in Italia e la pena del doppio ergastolo e poi viene tratto in arresto in una nazione il cui presidente è anche il fondatore del MAS – Movimiento al Socialismo – e diffonde idealismi anticapitalisti di sinistra?

È anche necessario riflettere su una questione. Per quale ragione il governo italiano non ha mai chiesto conto e ragione alle nazioni che lo hanno protetto, come per esempio la Francia, che fin dai tempi di Mitterand ha palesemente aiutato il terrorista rosso, fino a farlo emigrare in Brasile? Questa storia non è cos' chiara come si potrebbe pensare. Per transitare da una nazione all'altra, con due ergastoli sul groppone, continuando bellamente a mostrarsi al mondo, servono protezioni e coperture non di poco conto.

Ad ogni buon conto, non concordo sull'estradizione di Battisti e spiego le ragioni.

Una volta giunto in Italia Battisti verrebbe trasferito nelle patrie galere, per scontare i due ergastoli comminatigli dalla giustizia italiana. A un elemento di questo genere non va concesso di soggiornare presso le carceri italiane, bensì presso quelle boliviane, come il carcere di San Pedro, che si trova nella cittadina La Paz, famoso per essere una delle peggiori prigioni al mondo.

Condizioni igienico-sanitarie al limite del sopportabile, sovraffollamento – progettato per contenere seicento detenuti ne accoglie in realtà più di tremila – e all’interno della quale a dettar legge non sono i poliziotti, tra i più corrotti al mondo, quanto gli stessi criminali che scontano la loro pena. Un posto infernale.

Non si pensi che io sia una giustizialista. Lo sono, semmai, con chi ha giustiziato ingiustamente padri di famiglia, uomini che non avevano compiuto alcuni misfatto, e che hanno perso prematuramente la vita per mano di un personaggio avvezzo alla carneficina, irrecuperabile - lo dice lui stesso di non essersi mai pentito degli omicidi commessi - e quindi, inutile pensare a un suo pentimento e a una riabilitazione. D'altronde è cosa nota che non solo non si è mai pentito ma che, anzi, si sia sempre vantato dei suoi omicidi.

Cesare Battisti non può essere riabilitato in alcun modo, è impossibile in quanto ci ha dimostrato, nei 37 anni di latitanza, quanto se ne fotta del genere umano, delle vittime che ha collezionato, ci ha dimostrato che le azioni compiute contro le sue vittime gli son piaciute al punto da vantarsene.

Per quale motivo estradare Battisti, concedergli un comodo soggiorno – comodo rispetto a certe altre carceri – perché accollarci il suo mantenimento, oltretutto. Perché generare ancora terrore nell’animo dei figli e dei nipoti delle vittime? Che resti in Bolivia, e sconti il fine pena mai nelle orribili carceri Boliviane. E se ne cancelli il nome dalle nostre cronache. Pena peggiore non penso possa esistere, per uno come lui.

Ma appunto, se questa storia fosse più chiara, più normale, ciò che auspico avrebbe un senso. Invece, poiché nelle patrie galere non è detto che ci si entri davvero, non è detto che ci si resti fino alla fine dei propri giorni, i dubbi, i miei dubbi, permangono. Con buonapace di chi sta esultando per l'arresto e l'estradizione di Battisti. Una bella medaglia sul petto del governo gialloverde. In periodo di elezioni europee, non è male.

Sarà comunque necessario attendere il suo arrivo sul suolo italiano, e non si sa mai visti i precedenti...

Humanun est dubium (Dubitare è umano).

 

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